Sognando l'India

di Emanuela Nava e Khurshid Mazzoleni

Quando vivevo in India, ogni giorno mi arrampicavo sull'albero di mango che cresceva dietro la mia casa, e se i frutti erano rossi e maturi, li mangiavo facendo schioccare forte la lingua. Adesso, in Italia, se faccio rumore con la bocca o mangio con le mani, la mia maestra dice che mi comporto come un maiale. E dice anche che quando piove devo aprire l'ombrello. Ma io, in India, quando soffiavano i monsoni, correvo a piedi nudi sotto la pioggia e giocavo con le pozzanghere, e facevo a gara con i miei amici a chi raccoglieva più chicchi di grandine. E se non c'era abbastanza legna per accendere un fuoco, bruciavo la cacca secca della mucca e mi scaldavo. In Italia, i bambini dicono che la cacca fa schifo. Ma forse dicono così perché non sanno che è un ottimo concime per far crescere i pomodori e l'insalata dell'orto. 
Quando vivevo in India, vicino alla mia casa c'era un lago grandissimo. Sembrava un mare. Io e gli altri bambini andavamo sempre lì a giocare e a fare il bagno. L'acqua era dolce e a me piaceva nuotare. Mi piaceva anche pescare. Pescavo con i miei amici in un piccolo stagno proprio di fronte a casa. Non pescavo con la canna da pesca, ma con un galleggiante di bambù.
Al galleggiante legavo un filo con l'amo, poi aspettavo. Potevo anche tornare a casa o andare a fare un giro. Il galleggiante, spinto dalla corrente e dal vento, si muoveva a pelo d'acqua per tutto lo stagno, restando sempre a galla. Ma quando il pesce abboccava, il galleggiante s'inclinava un poco. Allora io prendevo un ramo e lo acchiappavo.
Una sera ho pescato un grosso pesce marrone e blu, l'ho messo in un secchio e sono andato a dormire. Ma durante la notte il pesce è scappato: è saltato fuori dal secchio, si è tuffato nello stagno e si è salvato.
Il giorno dopo l'ho riconosciuto mentre nuotava. Allora sono rimasto molto male, perché una cosa del genere non mi era mai accaduta prima. Però ero contento per il pesce, perché era stato molto bravo e fortunato. Adesso che vivo in Italia, i pesci, con la plastica e la carta d'argento, sembrano nati e cresciuti in un frigorifero del supermercato. E anche il miele sembra che si sia formato da solo dentro un vasetto di vetro.
Ma in India, un giorno, le api hanno fatto il nido sul mio albero di mango. C'erano talmente tante api che io non potevo più arrampicarmi. Allora è venuto un uomo, vestito di nero, con il viso coperto da una rete spessa: aveva in mano un pezzo di brace accesa. Con il fumo ha fatto scappare le api. Poi ha raccolto i favi, li ha aperti e mi ha mostrato le cellette di cera che custodivano il miele. Quando mi viene nostalgia dell'India penso al miele e guardo la luna. La luna che si vede dall'India e dall'Italia è sempre la stessa mi dice la mia mamma.

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