I neri tamburi

di Emanuela Nava

Musica alla stazione
Il treno che viaggia da Bamako a Dakar si ferma alla stazione di Mahina alle otto di sera. La campagna è buia e se non c'è la luna piena, le venditrici arrivano nella notte con le loro mercanzie sulla testa e un lumino acceso tra le mani. Vendono di tutto. Pannocchie arrostite, noccioline, frittelle calde, papaie e banane. E bicchieri d'acqua per chi non compra al vagone ristorante né fanta né coca. E' un treno di prima e seconda classe. Ci sono anche i vagoni letto e i clienti non mancano.
Monsieur Youssouf Camarà aveva finalmente ottenuto un impiego al Ministère des Eaux et Foretes di Dakar. Era un anno che scriveva in bella grafia, inviando referenze e curriculum a tutti gli uffici pubblici del Senegal e del Mali. Aveva mandato anche una fotografia che lo ritraeva con i genitori, la moglie e i tre figli. Perché chi sa occuparsi della sua famiglia, sa anche lavorare con coscienza, aveva scritto. E finalmente era arrivata la risposta con i timbri e la carta intestata. Un buon posto al centralino delle acque potabili per Youssouf che aveva studiato alla scuola secondaria di Bafoulabé, e sapeva parlare francese anche al telefono.
Monsieur Camarà indossò la tunica azzurra con i ricami bianchi, che gli aveva cucito sua moglie e arrivò al treno con un biglietto di prima classe. Lo seguiva tutto il paese. Le vecchie davanti insieme al suonatore di tamburo, le giovani ai lati, pronte a battere le mani, gli uomini dietro a chiudere il corteo. E tra le gambe dei grandi una folla di bambini che cantava:
Alé alé alé
la tortue c'est marié!

La tortue era Youssouf. Perché piano piano come una tartaruga, dicevano i vecchi del villaggio, stava andando molto lontano.
Monsieur Camarà salì sul primo gradino del treno e tutta la gente del suo paese si strinse attorno a lui. Il tamburo iniziò a parlare. Tam tam suonava forte, mentre le donne anziane si misero a ballare. Il corpo piegato in avanti, le braccia tese sopra la testa, i piedi che battevano il ritmo per svegliare gli spiriti della terra.
-Proteggete Youssouf!- ripeteva il tamburo e le vecchie gli facevano eco.
Una giovane donna che vendeva l'acqua rispose a quella musica picchiando sul secchio come fosse uno strumento. E a lei si unirono, battendo le mani e cantando in coro, le venditrici di frutta e le donne che cuocevano le frittelle sui piccoli braceri di ferro.
La musica si alzò forte alla stazione di Mahina. Un suono vibrante che fece affacciare ai finestrini anche i viaggiatori più distratti.
All'improvviso il treno fischiò.
-Appena avrò trovato una casa, verrete a Dakar con me.- disse Monsieur Camarà baciando la moglie e i tre figli.
Il treno si mosse.
Gli uomini e le donne che avevano accompagnato Youssouf alzarono la mano per salutarlo. E così fecero le venditrici della stazione. Mentre i bambini gridavano tortue tortue.
Il treno partì lentamente nella lunga galleria della notte. E il suono rauco dei suoi ingranaggi sembrava il canto di un villaggio che invoca l'aiuto degli spiriti della terra.

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