Coccodrilli a colazione

di Emanuela Nava

Tanto tempo fa, in Africa, quando gli animali potevano parlare, l'elefante si divertiva a stuzzicare il rinoceronte.
"Tu hai due piccole orecchie, mentre io ho due orecchie grandi come chiome d'albero. Tu hai solo due piccoli corni scuri, mentre io ho due zanne lucenti e curve come lune!" gli diceva sempre.
"Sì." rispondeva il rinoceronte. "Hai ragione, io sono più piccolo di te."
Ma un giorno stanco di essere preso in giro, il rinoceronte esclamò:
"Sì, io sono più piccolo di te, ma faccio la cacca più grossa di te."
"Eh?! Come ti permetti, brutta pulce della savana? Io sono l'animale più grosso della foresta e io faccio la cacca più grossa di tutti."
"Non di me. Scommettiamo?" rispose l'elefante.
Il rinoceronte sapeva che avrebbe vinto, perché la sua era una cacca grossa e tonda come una palla. 
"Hai visto?" disse all'elefante. "Ho vinto io!"
Ma l'elefante non sapeva perdere e iniziò a picchiare il rinoceronte con la lunga proboscide.
"Io sono il re delle bestie!" gli diceva mentre lo batteva. "E nessuno può far niente meglio di me."
Povero rinoceronte! Ne stava prendendo proprio tante.
"Basta, basta! Se smetti di picchiarmi ti faccio vincere!" esclamò all'improvviso.
L'elefante a quelle parole, fece un barrito d'orgoglio e liberò subito il rinoceronte.
Allora il rinoceronte prese a calci la sua cacca a forma di palla e la sparpagliò di qua e di là, fino a farla diventare piccola e piatta. E ancora oggi, nel cuore di ogni foresta africana, fa proprio così, perché sa bene che non vale la pena litigare per questioni tanto sciocche.

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