cari nonni, cara na

di Emanuela Nava

Cara Na, sono arrivata! Proprio sulla riva del mare,dopo una discesa da Pernat che non finiva mai, correndo, saltando, inciampando tra i cespugli spinosi. Incontrando asini e pecore. Anche un montone che faceva paura. Ero pronta ad arrampicarmi su un albero, se mi avesse attaccato. Non l’ha fatto. È bastato non guardarlo negli occhi perché capisse che non avevo intenzioni bellicose. Lui era armato di due belle corna ricurve, io solo delle mie unghie dipinte di rosso.
A Pernat, dove vivono venti pecore, cinque asini, sette nonni e mille faine, dicono che di notte cantino gli spiriti, ma io credo che siano i versi dei barbagianni, quelli che odono i pochi turisti che si avventurano fino a qua. Lo dice anche Sofia, la nonna che ci ospita e ripete che i turisti sono lochi, matti, e sorride: devono inventarsi sciocchezze solo per avere qualcosa da raccontare agli amici, quando torneranno a casa. Ma se avessero piú intuito, si comporterebbero in modo diverso, non trascorrerebbero il tempo a scattare foto tutte uguali senza suoni e senza profumi.
Qui l’isola invece è talmente odorosa: mare, animali, alberi. E cosí ricca di suoni: mare, animali, alberi. Anche gli alberi cantano, un canto potente o lieve, ritmato dal vento o dal fruscio delle nuvole. L’ho detto a Sofia: forse i turisti non odono i barbagianni, ma i canti degli alberi. Sei una poetessa, Alessandra, mi ha risposto.
Cara Na, tua mamma è sempre strana (loca)?
Ale

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